Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

26 giu 2013

Lettera di una sconosciuta - Stefan Zweig (Racconto - 1922)

"Allora in quella sala parto, all'Ospizio di Maternità, ho toccato con mano tutto l'orrore della miseria, ho capito che a questo mondo il povero viene sempre calpestato, sempre umiliato, è la vittima; e io non volevo, a nessun prezzo, che il tuo bambino, il tuo bambino così prezioso e bello, crescesse in basso nella feccia, nel marciume, nella volgarità della strada, nell'aria mefitica di una stanza sul cavedio".

Un affermato romanziere, la mattina del suo quarantunesimo compleanno, riceve una lunga lettera da una sconosciuta, scritta prima che questa morisse. Al chiarore delle candele, con il figlio morto in stanza, questa donna misteriosa scrive una lettera carica di passione e di morte. Qui si racconta la storia, struggente, di una vita che ha conosciuto l'amore, ma che da questo non è stata riconosciuta. La donna, infatti, sin dall'età di tredici anni si era innamorata dello scrittore, lo osservava di nascosto, notava maniacalmente ogni dettaglio dei suoi modi, si accorgeva, ma senza le follie della gelosia, che lo scrittore riceveva a casa propria molte donne. Poi il dolore della sconosciuta che è costretta a trasferirsi in un’altra città, l’amore e il desiderio che non scema, il rientro a Vienna; tre notti d’amore con lo scrittore che non riconosce la ragazza tredicenne sua dirimpettaia. In seguito di nuovo l’allontanamento, il silenzio, un bambino nato da quel rapporto che non lascia ricordo nella memoria dell’uomo e che la sconosciuta cresce da sola; il nuovo incontro, un’altra notte insieme, l’ultima, perché di mattina lo scrittore continua a non riconoscere la donna e anzi la equivoca per una prostituta. E quando muore il bambino, la lettera, la confessione di sofferenza, di sincerità, di romanticismo.

Con uno stile prezioso, lo stile di un'innamorata a tratti eccessivamente svenevole, leggiamo la storia di una vita consacrata unicamente all'amore per un uomo che nemmeno la riconosce, un amore sottomesso, estremo, disperato, assoluto, fanatico.

22 giu 2013

Il diavolo nei dettagli - Thomas Henry Huxley (Saggi - 1889)

"In tutta onestà, credo che i grandi benefici introdotti nel mondo dal cristianesimo siano stati abbondantemente superati dalla pestilenziale dottrina, diffusa da tutte le chiese, secondo cui è un'offesa morale, anzi un peccato della peggior specie, che merita la stessa punizione dell'omicidio e della rapina, non prestar fede in piena sincerità ai loro più o meno assurdi dogmi".

In questi brillanti cinque saggi sull'agnosticismo l’impossibilità di avere certezze quale limite dell'uomo e la rabbia contro chi ha la presunzione di affermare senza dubbio l'esistenza di entità che per definizione trascendono la natura sono, in sintesi, i temi fondamentali trattati. È il racconto della lotta irriducibile tra scienza e fede, dove la seconda può intervenire sulle questioni scientifiche (per via di una forza di numero), mentre la prima può essere tacciata di feroci quanto effimere critiche se solo si permette di porre dei plausibili dubbi sulle certezze assolute dei dogmi della fede. Dietro la definizione di “agnostico”, Huxley, filosofo positivista, padre stesso del termine "agnosticismo", non si nasconde dietro la passività dell'ignoranza, ma, invece, cerca all'infinito domande alle quali non è possibile dare definizione e risposte che siano ancorate alla ragione e alla scienza. Solo una volta definiti i nostri limiti, l’incompiutezza della conoscenza umana, possiamo sospendere il giudizio e Dio con i suoi miracoli casca oltre i confini della nostra conoscenza.
Huxley, infatti, si propone di vagliare le prove che i testi definiti sacri espongono a proposito di alcuni miracoli di Gesù e, con una meticolosa indagine razionale, dimostra quanto siano assurdamente inconsistenti. In questa prospettiva, ovviamente, non deve essere il non credente a dimostrare, bensì il credente a fornire delle prove convincenti al suo credo. 
Questi per punti le questioni trattate dal filosofo. Nel primo saggio Huxley sostiene quanto esigue siano le prove della morte di Gesù. E se quindi non abbiamo certezza della sua morte, non possiamo sostenere il miracolo della resurrezione. Il secondo saggio è dedicato alla confutazione di altri presunti miracoli e sul peso che può avere una testimonianza. Il terzo invece presenta una lunga dissertazione polemica sul termine "agnosticismo" come risposta agli attacchi di alcuni uomini di chiesa. Il penultimo saggio è una replica alle risposte, povere a quanto pare, del precedente scritto; mentre l'ultimo è sullo scontro insormontabile tra agnosticismo e il clericalismo.

I saggi, in sostanza, sono sul metodo basato sulla conoscenza scientifica e sull’esegesi dei Vangeli del Nuovo Testamento; sono attualissimi, freschi, dotti e, seppur non sembri, si leggono senza tante difficoltà.  

16 giu 2013

Imprecazioni d'autore - Mark Twain (Aforismi)

"Le cosiddette nazioni cristiane sono le più illuminate e progressiste... ma nonostante la loro religione, non per suo merito. La Chiesa si è opposta a ogni innovazione e scoperta da Galileo ai nostri giorni in cui l'uso dell'anestesia in occasione di una gravidanza è considerato peccaminoso perché elude la maledizione biblica pronunciata contro Eva. E ogni passo intrapreso in astronomia e geologia è stato avversato dal fanatismo e dalla superstizione. I Greci ci hanno superato per cultura artistica e architettonica 500 anni prima della nascita della religione cristiana".

Estratti dalle opere dello scrittore americano, questa raccolta di "238 aforismi rabbiosi"ci dipinge un uomo furente. Ma non è una rabbia secca, asciutta, è invece carica di umorismo irriverente e di ammiccamenti con se stesso e il lettore.
Sono denunciati tutti i grandi temi della vita: l'amore, l'uomo, Dio e da questo pessimismo profondo, da questa amarezza sconfinante nasce la rabbia, l'ira, il desiderio sfrenato di imprecare contro il mondo.

Un libretto che si legge d’un fiato, che dietro un sorriso a fior di labbra nasconde del fiele.

11 giu 2013

Storia delle crociate - Voltaire (Saggio - 1751)

"Quasi tutti gli storici riconoscono che, dopo una tale carneficina, (1099) i cristiani grondanti di sangue andarono in processione al luogo che, si dice, è il sepolcro di Gesù Cristo e si sciolsero in lacrime. È molto verosimile che dettero dimostrazione di religiosità; ma quella tenerezza che si manifestò con il pianto non è molto compatibile con quel senso di ebbrezza, di furore, di lussuria e di collera. Lo stesso uomo può essere furioso e tenero, ma non nello stesso tempo".

È bene ricordare che siamo ancora nel Settecento e la Storia, e più nel particolare la storia delle crociate, era infarcita di miracoli e leggende. Voltaire è tra gli illuministi che vuole cambiare pagina, vuole una storia di fatti. E allora cala la ragione sui racconti come una falce e la storia, finalmente, diventa razionale. È una caccia alle demistificazioni, ai prodigi, e in questa caccia la preda da mettere con le spalle al muro è quell'interpretazione cristiana e biblica che non può essere accettata da chi indossa gli occhiali dello spirito critico. L’analisi della situazione storica e geografica precedente al racconto delle crociate, ad esempio, è sintomatica di questa svolta prospettica.
Il resoconto delle crociate che fa Voltaire ha uno scopo: mostrare quanto irrazionale e ingiustificata sia la guerra. Cristianesimo e Islam, entrambe, sotto questa lente non fanno bella figura. Il fanatismo religioso non può essere tollerato e alcuni personaggi come Pietro l'Eremita, san Bernardo, perfino san Francesco, sono tacciati di pericoloso estremismo.
Il libretto è a tratti lento, scevro della verve di altri scritti voltaireiani, ma, anche se qualche inesattezza è evidente, rimane un testo significativo.

7 giu 2013

L'arte di petare - Anonimo (Saggio - 1964)

"Abbiamo carta bianca nel nostro studiolo: ci teniamo su di morale con il concerto fragoroso del peto dittongo. Ci fornisce l'ispirazione nella composizione dell'ode, e la sua musica accompagna amabilmente la recitazione enfatica dei nostri versi".

Questo spassoso e leggero libro, "ovvero il manuale del subdolo artigliere" a cura del conte de la Trompette, Medico del Cavallo di Bronzo ad uso delle persone costipate, come recita il sottotitolo, scardina uno dei tabù più duri a morire, quello della scorreggia. Con un’analisi esigente del fenomeno, senza divieti, senza vergogne e con la giusta dose di ironia leggiamo di un invito a stare bene, perché, secondo l’autore, i peti sono utili alla salute. 
Questa fenomenologia del peto, è ovvio, è irriverente e divertentissima perché il peto è considerato osceno e quindi parlarne liberamente suscita ilarità.

Ma, al di là di tutto, l’elogio del peto si può leggere come un elogio della libertà.

3 giu 2013

Il profeta dell'erotismo - Gilbert Lely (Saggio - 1983)

"Simili in questo a Cuvier il quale da un semplice frammento fossile sapeva ricostruire un completo organismo animale, il marchese de Sade, partendo dai rudimentali elementi della sua modesta algolagnia (ai quali, in ogni caso, bisogna aggiungere gli atti di cui ha potuto essere testimone) ha edificato senza l'aiuto di alcun precursore e raggiungendo di primo acchito la perfezione, un museo gigantesco della perversione sado-masochista".

Ci sono libri di cui si è sentito parlare in anni lontani e felici, libri che si ricercano spassionatamente perché incuriositi da una certa fama, però difficili da trovare; e poi, improvvisamente, riesci a stiparli tra le mensole della tua libreria. La "Vita del Marchese De Sade. Lo spirito libero di un eterno prigioniero, le sue opere, gli scandali, la trasgressione, la follia", come recita il sottotitolo, è uno di questi. Negli anni dell’università ne sentii parlare e, incuriosito, cercai di trovarlo. Vanamente però. Certo, non mi impegnai più di tanto nella ricerca, tuttavia il volume non riuscii a recuperarlo. Fino ad oggi. 
Devo dire che è un volume che i cultori dell’opera sadiana devono avere. È una miniera di informazioni biografiche (alcune inutili o quanto meno poco interessanti), di importanti e acute osservazioni sulla psicologia del marchese, che, sebbene l’odore della pedanteria, sono frutto di ricerche e studi appassionati benché accademici. È un lavoro certosino; da storico e ricercatore Lely ha consultato documenti, archivi e ha realizzato un lavoro estremamente particolareggiato. I dettagli, gli aneddoti, raccolti in quasi cinquecento fitte pagine, infatti, sono minuziosi: alberi genealogici, descrizioni di uniformi militari, analisi di documenti processuali e lettere, tappe di viaggi, amori, ecc., che, però, non possono essere letti come in un romanzo. È un libro accademico, dove Lely ha riversato su carta, senza infiocchettarlo con la retorica del racconto, tutto ciò che ha trovato a proposito della straordinaria vita e opera del marchese de Sade.
Allora la lettura si fa greve, lenta e a tratti tediosa.

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